Bergoglio diventa Papa in un momento delicato. La Chiesa era ancora scossa dalla inaspettata e rivoluzionaria rinuncia di Benedetto XVI e la ‘barca di Pietro’ stava attraversando un mare in tempesta. Sono passati 10 anni da quel giorno. Il pontificato di Francesco passerà alla storia per molti motivi, ma alcune cose sono limpide già ora.
Fin da subito è apparso chiaramente cosa avesse messo al centro del suo magistero: la testimonianza della carità. Non a caso il suo primo viaggio apostolico è stato a Lampedusa all’indomani di un terribile naufragio e poi il Giubileo della misericordia -con le porte delle carceri diventate “porte Sante”-, l’istituzione della giornata per i poveri. Un Papa che apre processi, ma che non nasconde i mali della Chiesa…un Papa che ha riportato l’entusiasmo tra i fedeli e che viene guardato con sempre maggiori interessi dai non cattolici, i fedeli convinti che la carità sia ‘la carezza di Dio al suo popolo’ si sentono comunità accanto a lui.
Anche il magistero scritto di Francesco ha questo taglio particolare, tutto incentrato e impregnato di carità; un percorso che va dalla Evangeli Gaudium del 2013 alla Fratelli Tutti del 2020 passando per la Laudato Si nel 2015. La gioia del Vangelo, con cui il Papa inaugurava il suo pontificato fa risuonare le parole del Concilio sulla rivelazione. E’ la gioia per l’amore di Dio che parla agli uomini (tutti!) come ad amici, recitava Dei Verbum al capitolo 2. Su questa lunghezza d’onda si muove tutto il testo e, si potrebbe dire, tutto il successivo ministero di Francesco. Vi si propone l’ideale di una Chiesa che “si mette, mediante opere e gesti, nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo” (EG 24). Su questo tracciato dopo sette anni, apparirà la Fratelli Tutti, un programma di guarigione della fraternità umana dalla ferita -sempre aperta- dell’individualismo. L’annuncio del Vangelo attraverso la testimonianza della carità, crea divisione fra coloro che l’accolgono e quanti non le accolgono, ed impegnano la Chiesa ad ‘attraversare i confini’ fra popoli, culture e religioni diverse perché tutti ritornino a riconoscersi come fratelli. In questo cammino si impone anche la cura della ‘madre terra’ umiliata e resa fragile l’insensato sfruttamento delle sue risorse. La laudato sì, innesta sul tronco vitale della Chiesa nella testimonianza della Carità, anche l’impegno della salvaguardia del creato.
Concludo con le indicazioni che il Papa -che i Cardinali erano andati a prendere “alla fine del mondo”- ha lasciato alle Caritas in Italia in occasione del 50esimo di fondazione. Tre vie, tre strade su cui proseguire il percorso, rinnovare lo slancio e consolidare gli impegni. La prima è la via degli ultimi. “E’ da loro che si parte, dai più fragili e indifesi”. Una seconda via irrinunciabile è la via del Vangelo. E’ lo stile da avere, caratterizzato dell’amore umile, concreto ma non appariscente, che si propone ma non si impone. E’ lo stile dell’amore gratuito che non cerca ricompense. E’ lo stile della disponibilità e del servizio, a imitazione di Gesù che si è fatto nostro servo. La terza via è la via della creatività. La ricca esperienza di questi cinquant’anni non è un bagaglio di cose da ripetere ma è la base su cui costruire senza lasciarci scoraggiare di fronte ai numeri crescenti di nuovi poveri di nuove povertà. E’ l’invito a continuare a coltivare sogni di fraternità e ad essere segni di speranza, condividendo la gioia di essere una grande famiglia. In questa atmosfera fraterna lo Spirito Santo che è creatore creativo e anche poeta suggerirà idee nuove adatte ai tempi che viviamo.
Grazie Papa Francesco.
don Moreno Locatelli