…è anche il titolo che abbiamo voluto dare al nostro Convegno Caritas Diocesano con l’intento semplice di farci percepire la bellezza di sentirci dentro -come Caritas, quindi come Chiesa- a questo modo di vivere la vita alla luce della nostra fede…
Prendo spunto dal tema della VIII Giornata Mondiale dei Poveri Abituati, come siamo, a un presunto realismo dettato dalla vita quotidiana e a un misto di impotenza e rassegnazione di fronte ai dolori del mondo che ci arrivano dai social a ritmo accelerato, che spazio può avere la preghiera? non vale la pena affidare tutto all’azione, salvo rinunciarvi puntualmente di fronte a eventi che sembrano più grandi di noi? In occasione di questa giornata che si è celebrate Domenica 17 Novembre, Papa Francesco ci aiuta a riscoprire il valore dell’invocazione a Dio e a restituirci quella Speranza che troppo spesso viene messa da parte perché è considerate ingenua, da anime belle che non conoscono come funziona il mondo. “La preghiera del povero sale fino a Dio” recita il titolo del messaggio, una frase presa dal libro del Siracide che racchiude la saggezza di Ben Sira, scriba in Gerusalemme vissuto nel II secolo AC.. E’ il percorso di un uomo di Dio che si pone tante domande sulla sua vita e sulla società del suo tempo, trovando le risposte nella Parola di Dio. La preghiera nasce dall’ascolto della Scrittura, che parla dei poveri come “privilegiati” agli occhi di Dio e di una impazienza dello stesso Signore fino a quando non sia resa a loro giustizia.
‘Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi quante vittime innocenti’ scrive Francesco nel suo messaggio. Perché sono gli attuali conflitti ad avere allargato a dismisura il mare già grande della povertà nel mondo. I poveri sperano e pregano che sia fatta loro giustizia, il loro “grido sale fino a Dio”. E alla loro preghiera si unisce quella degli ‘umili’, cioè la nostra preghiera che non può lasciarli soli e che apre il cuore a una speranza di pace . Cè bisogno di ricordarsi dei poveri, chiede Papa Francesco quando dice che tra le peggiori discriminazione di cui soffrono è la mancanza di attenzione spirituale. Se esistesse questa attenzione tanti conflitti non avrebbero, infatti, ragion d’essere perché si avrebbe misericordia di chi soffre e le armi tacerebbero. E’ la mancanza di questa pietà che fa durare le guerre.
Cè quindi bisogno – accanto a iniziative di pace che almeno sembrano purtroppo assai rare – della preghiera come pane della speranza, si sente l’urgenza spirituale di parole che salgono dal basso verso l’alto…
La Scrittura contiene l’amore di Dio che “conosce le sofferenze dei suoi figli perché è un Padre attento e premuroso verso tutti”. Occorre partire da questa conoscenza che ci sveglia dalla presunzione di aver già capito tutto, dalla concentrazione su noi stessi e dalla distrazione verso chi ha bisogno. E sono tanti, purtroppo, i poveri. Anche in Italia abbiamo assistito a un progressivo aumento di chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese -ce lo dicono i dati dell’ultimo report di Caritas in Italia- oltre il 2 % in 10 anni, fino a raggiungere la cifra di ben 5,7 milioni di cittadini sotto la soglia della povertà assoluta equivalente al 9, 8 % della popolazione. Preoccupante è soprattutto la crescita dei minori in stato di necessità, 1,3 milioni cioè pari al 14 % del totale, il valore più alto mai registrato. Uno scenario aggravato dall’isolamento sociale vissuto da tante persone fragili in primo luogo anziani malati e fragili.
E’ il nostro Vescovo Maurizio a ricordarci, ancora una volta, attraverso il programma pastorale per questo biennio (2024-2026) dal titolo “la pastorale dell’impegno sociale” che lo scopo e l’agire del cristiano e della comunità cristiana è la testimonianza della carità. In essa la radice e lo scopo sono di rendere presente l’amore stesso di Dio che coinvolge di sé il cuore degli uomini e li rende testimoni del dinamismo trinitario. Il fondamento e la figura di questo dinamismo è Gesù Cristo che compie la volontà del Padre e vive nella docilità allo Spirito, realizzando così la comunità degli uomini animati dallo stesso amore di Dio.
Rivolgendomi a tutti, ma in particolare a coloro che si mettono a disposizione per ascoltare e sostenere i più poveri, così che nascano nuove iniziative concrete a favore di chi ha bisogno. Siamo chiamati a essere ‘solidali con i poveri’ – ed è questo che rende anche noi dei PRIVILEGIATI- pregando per loro ma anche con loro -perchè la CARITA’ senza PREGHIERA rischia di diventare filantropia che presto si esaurisce (enunciava Papa Benedetto XVI in una catechesi del 2012), ma anche, alla vigilia del Giubilo a farci ‘pellegrini di speranza’ con nuove iniziative a favore di chi fa più fatica.
Mi piace pensare che da questa invocazione possano nascere, prima di tutto, nuove iniziative di pace per i tanti nuovi poveri provocati dalle troppe guerre in corso ma anche per le tante fragilità che quotidianamente, facendoci prossimi, incontriamo a ‘casa’ nostra.